L’origine dello IESA e delle pratiche di affido etero-familiare viene fatta risalire al XIII secolo d.C. nella città di Geel, l’odierno Belgio. La leggenda, risalente al V secolo d.C., narra la storia di una principessa di nome Dymphna, in fuga dalle incestuose attenzioni del padre. Quest’ultimo, che la inseguiva poiché rivedeva in lei la moglie defunta, la trovò a Geel, presso la cappella di S. Martino, dove si era rifugiata. Durante un attacco di follia scatenato dalla resistenza della figlia, la uccise decapitandola. Quando vennero riesumati i resti della sfortunata principessa, trovati in un’insolita cassa di pietra bianca, si diffuse la credenza che la martire fosse stata seppellita dagli angeli e gli abitanti di Geel cominciarono a pregare Santa Dymphna per il sollievo dalla follia.
La leggenda narra inoltre che cinque “lunatici” si svegliarono completamente guariti dopo aver dormito nel posto in cui la principessa era stata decapitata. Da quel momento cominciò a Geel un grosso pellegrinaggio dei folli, in cerca di guarigione. Accompagnati dai parenti, i malati venivano a prendere parte alle prodigiose “Novene” (nove giorni di preghiera e penitenza presso la cappella della Santa). Coloro che venivano sanati, ottenendo il miracolo tramite Santa Dymphna, facevano ritorno a casa contribuendo a diffondere il mito. Gli altri che non guarivano venivano sistemati, dietro piccolo compenso economico o scambio di manodopera, presso le famiglie del posto, in modo tale da continuare il soggiorno espiatorio in attesa della guarigione definitiva. Per gestire il fenomeno, che andava aumentando di intensità, le autorità già dal XV secolo cominciarono ad emanare disposizioni per regolamentare la permanenza dei folli a Geel, l’ultima delle quali è del 1982. Per fornire un riferimento numerico del fenomeno citiamo alcuni dati del 1960: le famiglie di Geel ospitavano 2100 pazienti, 300 erano ricoverati in clinica; nel 1992 invece le famiglie affidatarie erano 630 per 830 pazienti.